Con due anni di esperienza alle spalle, l’ultimo weekend di agosto Clipper torna a Torino per l’imperdibile TOdays Festival 2019.
Parola d’ordine: never stop. Il tour estivo continua senza sosta, su e giù per l’Italia, e questa volta approda nella “città magica”, per un evento davvero unico nel suo genere, che da qualche anno cavalca la scena musicale italiana.
Vogue Italia l’ha definito “Un festival clamoroso!”. Rolling Stone afferma “TOdays dimostra come sia possibile costruire una prospettiva che va oltre il semplice evento”. Così, alla sua quinta edizione, TOdays brilla di luce propria per la sua capacità di proporre una line-up sempre ricercatissima e fuori dagli schemi. Prima di partire però, ci siamo fatti due chiacchiere con Gianluca, l’organizzatore del festival per scoprire cosa aspettarci da uno dei nostri ultimi appuntamenti musicali dell’estate.
Ciao Gianluca, presto saremmo da voi a Torino per la 5° edizione di TOdays. Si direbbe un bel traguardo! Ma come si è evoluto negli anni questo festival?
Ciao ragazzi! Come potete ben immaginare gli ultimi giorni sono sempre i più duri e stiamo correndo perché manca pochissimo…
Ma tornando a noi….Todays nasce ereditando dalla città un’esperienza diversa, quasi agli antipodi potremmo dire. Seguiva lo schema di un festival gratuito, mainstream, con nomi altisonanti, che si svolgeva in una piazza centrale, nel pieno del mese di luglio. In qualche maniera, noi anziché replicare una formula che ritenevamo in Italia ormai sbiadita, siamo andati un pò all’opposto con un festival che si svolge in un periodo dell’anno in cui probabilmente molti, da una città come Torino vorrebbero scappare, l’ultimo weekend di agosto (e qui non possiamo dargli torto 😅). Non gratuito, perché pensiamo che la musica, come l’arte in generale, abbia un valore ed è giusto che questo venga riconosciuto. Le persone scelgono di essere presenti ad un evento piuttosto che trovarcisi casualmente.
Anche la line-up ha subito una svolta concettuale, con nomi che emergono dal cosiddetto underground perché pensiamo che ( e questi 5 anni ne hanno dato la prova) non abbia più molto senso distinguere tra quello che è underground e quello che poi diventa mainstream. Mi spiego…Prendiamo l’esempio di Hozier. Hozier è un’artista che proprio di recente ha raggiunto 1 miliardo di riproduzioni su Spotify, ma fino a due anni fa era un’artista che suonava nei pub.
E infine è un festival che non si svolge più in una piazza centrale ma in periferia, tema portante di TOdays, dalla prima a quest’ultima edizione. L’idea da cui parte il festival, infatti, è proprio quella di rendere musiche periferiche, musiche di confine, assolutamente centrali. In tre giorni Torino si racconta al mondo, e le città del mondo attraverso gli artisti si raccontano a Torino.
Grandi cambiamenti, grandi prospettive. Cosa vi aspettate da questa edizione?
Per quanto riguarda le aspettative, in realtà, il festival, proprio per il nome che porta, (Todays significa presente) ha scelto di non avere aspettative. Per noi il presente è una fotografia non immobile, ma piuttosto schietta, sincera e dinamica di quello che accade. Anziché guardare al passato che è stato o anticipare troppo il futuro abbiamo voluto fare una fotografia del presente, del TOdays.
In questi 5 anni, il festival grazie a questi elementi ha creato una sua identità, che ha fatto sì che il pubblico si riconoscesse in un’idea e la sentisse propria. Non si tratta di uno semplice spettatore pagante ma un vero protagonista. Questo ha permesso alla line-up di crescere fino all’attuale edizione, in cui addirittura i confini guardano oltre alle limitazioni geografiche. Gli artisti arrivano un pò da ovunque: dagli USA, dall’Inghilterra, dal Centro Europa o Sudafrica. Perché ad un festival tu ci vai soprattutto per quello che non conosci ancora, anziché per la musica che conosci e già ascolti solitamente. Non è importante dire “wow è stato proprio come me lo aspettavo”, ma al contrario “wow è stato come non me lo aspettavo” e lasciarsi stupire.
Parlando invece di artisti, la vostra line-up è una delle più quotate proprio per la sua ricercatezza. Cosa vi ha portato ad essere così apprezzati in questo ambito?
La nostra idea di festival è qualcosa che esce dal luogo comune dell’headliner e i gruppi, così detti, “di apertura” che suonano prima, in orari improbabili e con poche persone. In questo caso, per noi, non esiste il concetto di headliner. Tutto è interessante, soprattutto quello che non conosciamo. E’ stato così anche negli anni precedenti! Molto spesso gli artisti, che in Italia pochi conoscevano, a posteriori nelle recensioni, nei commenti all’interno dei social o di persona, spesso si sono rivelati i più interessanti. La line-up, dunque, è costruita per mescolare stelle della musica che hanno fatto la storia con nuovi artisti contemporanei e nuove musiche, che facciano osare il pubblico nel presenziare a qualcosa che difficilmente avrebbe la possibilità di scoprire tutti i giorni rispetto a ciò che ascolta.
Questo non vuol dire per noi creare un evento settoriale, esclusivo, solo per chi legge le riviste patinate di settore. Per noi è un festival inclusivo, dove diamo la possibilità anche a chi non ascolta nel quotidiano un certo tipo di suoni, di esserne avvicinato.
Consapevoli però, essere un’operazione assolutamente non facile da fare in Italia perché l’Italia è un paese molto conservatore: si balla la musica che già conosciamo, si va ai concerti degli artisti che già ascoltiamo…Questa è chiaramente un operazione inversa. Quando vai a fare qualcosa, che, senza presunzione, ha un nuovo tipo di approccio, è un lavoro più lungo che necessita di saper dialogare e saper rendere partecipe il pubblico, oltre al semplice concerto.
Con Clipper, avete raggiunto il terzo anno di partnership. Hai sempre creduto in questa collaborazione, ma ora voglia sapere il perché! Siamo tutto orecchi 😂
Proprio per le stesse ragioni di cui abbiamo parlato fino ad adesso. Clipper per noi era un soggetto legato ad un prodotto, che ha dunque un aspetto commerciale (ovviamente), ma si tratta di un prodotto che crediamo essere quantomeno democratico.
Tutti hanno il proprio Clipper, che viene scelto però, all’interno di un gruppo. Clipper ha, dunque, alcuni elementi che noi abbiamo ritrovato nel festival, ossia la capacità davanti a una proposta multipla di saper scegliere secondo il proprio gusto, piuttosto che optare per l’idea del “qualsiasi cosa va bene”. Viene posta sullo stesso livello tutta la serie di proposte e di prodotti Clipper, dando la possibilità alle persone di poterselo scambiare. Ma soprattutto è un elemento che diventa un mezzo di comunicazione tra le persone, così come lo è la musica. Per noi pensare che ci sia tra il pubblico, qualcuno che ad esempio, arriva da Roma, qualcuno da Trieste e qualcuno da Berlino e attraverso la scusa del famoso accendino diventa motivo di dialogo e conoscenza crea quell’idea di collettività e condivisione che diventa davvero la vera ragione dell’esistenza e della sopravvivenza di un festival.
Inutile dire che la scusa dell’accendino, rimane sempre una delle migliori!
Grazie mille Gianluca, ci ha fatto piacere fare due chiacchiere con te!
Grazie a voi ragazzi, vi aspetto a Torino!
Per tutti i #ClipperManiacs che ci stanno leggendo, vi aspettiamo a Torino dal 23 al 25 agosto per fare un pò di festa assieme! Passate allo stand, venite a salutarci e a giocare con noi. Accendini e cartine vi aspettano! See ya 🤘🏻