Se siete romani o siete passati di recente a Trastevere, l’avete incontrata di sicuro: è una “rana tigrata”, personaggio simbolo di Eiknarf, alias Frankie, l’artista romano a cui Clipper dedica la special edition dell’estate del 2020. Di Frankie non si sa molto; anche se è cresciuta l’attenzione nei suoi confronti, ha scelto di mantenere sempre un basso profilo, perché è convinto che nel mondo dell’arte bisogna dare importanza alle parole, non a chi le ha scritte. Noi di Clipper sappiamo però che non gli manca l’intraprendenza: a lui piacevano i nostri accendini e ci ha chiesto di fare una collezione speciale; a noi piaceva il suo stile e abbiamo accettato con piacere!


Quella che i molti identificano come “street art” in realtà ha tante sfaccettature diverse: ci sono gli street artist veri e propri, i graffiti writer, i poster artist che attaccano appunto poster fatti a mano oppure stampati. In comune c’è la “tela” rappresentata dai muri della città e il fatto che le autorità non sempre apprezzino questo tipo di espressioni artistiche.
Frankie può essere definito un “poster artist atipico”, ma non è molto interessato alle etichette:
A me piace lasciare messaggi sui muri. Ho cominciato con piccole cose, se mi succedeva una cosa in un posto ci mettevo una piccola scritta, magari la rana e un piccolo messaggio. Adesso mi sono “allargato” un po’.”
Sei conosciuto soprattutto per quella rana arancio. È sempre stata una rana tigre?
Diciamo che è sempre stata una rana, ma senza che io l’abbia propriamente decisa, è emersa da sola e piano ha preso la forma che ha oggi. All’inizio era arancione, aveva i pois, poi ha acquisito sempre più un carattere ed è diventata in qualche modo sempre più simile a me, prima i pois, poi le righe nere, la giacca, la lacrima… e nessuno mi vieta, come in una storia, di farla morire per dar spazio a qualcun altro.
Perché quella lacrima?
Quella lacrima ha un nome e un cognome, c’è sempre ed è giusto che sia così.
Come hai cominciato questo tuo percorso artistico?
Vengo dal mondo del tatuaggio, ho due sorelle che fanno le tatuatrici in giro per il mondo, e io stesso ho vissuto una lunga esperienza in Inghilterra dove ho fatto da receptionist in uno studio di tatuaggi giapponesi, con tutto il loro splendido rituale. Un problema fisico alla mano mi ha impedito di fare io stesso questo lavoro, ma ho trovato il modo di esprimermi comunque.
I miei messaggi sono quasi sempre legati a un fatto personale, non sempre voglio dare messaggi sociali, né ho bisogno di “gridare” il mio nome a caratteri cubitali su un muro, seppur io la trovi una forma espressiva meravigliosa e di cui invidio la costanza, l’impegno ed anche il coraggio di arrivare più in alto degli altri. Quello che mi interessa è la simpatia nel messaggio, mi piace che la gente passi, si fermi un attimo e legga qualcosa che la faccia pensare o in cui si possa immedesimare, ma parto sempre da episodi e sensazioni personali. Ad esempio, ho conosciuto la mia attuale ragazza su una via di Trastevere e ho voluto ricordare quel luogo e quel momento con un poster.
Il mio lavoro nasce così: scelgo un luogo per un motivo speciale, prendo le misure, vado nel mio studio e creo qualcosa di originale. Lavoro con stencil o acrilico ma posso anche prendere una bomboletta e andare direttamente sul muro. Poi magari alcuni messaggi si ripetono perché hanno un significato in qualche modo indipendente, come l’omaggio ai Rage Against the Machine, ma sempre in modo limitato.
Quindi i tuoi lavori si creano per forza dove vivi.
Esatto, per questo son quasi tutti a Trastevere, o all’estero quando ci vado. Ultimamente mi sto allargando per Roma, ma quasi sempre prediligo la zona in cui vivo. Ho fatto qualcosa anche a Milano insieme ai miei amici Pulpo e BlackheartBoy, ma abbiamo passato metà del nostro tempo inseguiti dai carabinieri! Diciamo che le autorità della Capitale hanno una maggiore comprensione nei nostri confronti…”
E la collezione con Clipper come è nata?
Ho chiesto se potevo farla! Sono sempre stato un fan di Clipper, mi piacciono questi accendini e ne ho sempre uno con me. Ho visto che spesso le loro collezioni speciali sono legate al mondo delle arti grafiche, così mi sono offerto volontario. Una parte di me pensava che non mi avrebbero mai risposto, ma un’altra mi diceva di provarci. Io sono dell’idea che non ci si deve sempre lasciar intimorire dal resto del mondo, chi non risica non rosica.
Per le otto grafiche riportate sugli accendini ho scelto i miei lavori che hanno avuto più successo e a cui sono in qualche modo più affezionato. Devo anche ringraziare chi mi ha aiutato a tradurre i miei disegni in formato digitale, perché io sono ancora molto legato alla manualità”.
Roma negli ultimi anni ha visto fiorire la street art, intesa nel senso più ampio.
La città ha una rappresentanza molto forte, certo non siamo a livelli di Newyork, ma c’è davvero un gran fermento ed al tempo stesso io credo che non abbiamo molto da invidiare. L’unica mia paura è che diventi troppo “mainstream”, nel senso che, soprattutto grazie ai social, si finisca per privilegiare quei contenuti che vanno sul sicuro, sulla condivisione facile, o che puntano solo sull’aspetto estetico senza un messaggio forte da comunicare. Il classico “influencer” di strada che non ha nulla da raccontarci. Posso parlare di Roma, ma l’Italia in generale secondo me (e non devo dirlo io) ha molto potenziale, ce lo insegna la storia dell’arte. In tempi più attuali ci sono icone sacre come Exit-enter, Jaybeerock, K2M, Paolo Gojo, Jesus tifa Toro, per citarne alcuni dei quali apprezzo visceralmente ogni lavoro, ricerca artistica e messaggio.
Roma a parte, quali sono le città dove ti piace di più l’opera dei tuoi “colleghi”?
In Italia mi piace molto Firenze, sarà la lunga tradizione artistica ma ci sono davvero delle belle realtà. All’estero mi piace molto la scena artistica di Parigi, o Londra dove ho passato quattro anni. L’unica cosa che non apprezzo di Londra è che c’è poco rispetto per il lavoro altrui. Se occupi uno spazio ad altezza d’uomo, puoi star sicuro che il giorno dopo sarà già stato coperto da qualcun altro o da una pubblicità. Sono arrivato al punto che a Londra cerco solo spazi difficili, addirittura una volta ho chiesto a un tipo se mi faceva entrare nel suo appartamento per riuscire ad attaccare un poster a cinque metri d’altezza: era un po’ sorpreso ma quando ha visto il disegno me l’ha lasciato fare!
A Roma non c’è questa concorrenza per gli spazi?
Quando attacchi un poster per strada, questo diventa “della strada”, quindi è possibile che si rovini, che i “retaker” (i quali hanno tutto il mio disprezzo per la loro filosofia) lo tolgano o che un ragazzo fuori dal bar mentre beve la sua birra giochi con l’angolo del poster e lo stacchi. Succede. Però ci sono delle regole non scritte anche nel nostro mondo e una è che non si copre il lavoro altrui. Se qualcuno lo fa allora ce l’ha proprio con te, è una cosa personale, ma diciamo che mi sono sempre tenuto alla larga da questi drammi da bar un po’ perché li trovo una gran perdita di tempo e di energie, inoltre mi allontanano da quella che è la mia ricerca artistica. Haters gonna hate. Allo stesso modo, non si toccano i monumenti, le chiese, insomma tutte le opere d’arte anche quelle che anno duemila anni.
A Frankie non mancano le idee chiare per il presente e nemmeno i programmi per il futuro. In Italia e all’estero: il suo lavoro ha attirato l’interesse di un importante artista americano, Tony Fitzpatrick, che ha apprezzato quella rana e i suoi messaggi un po’ “arroganti” e vuole dedicargli una personale nella sua galleria “the Dime”. Come molte altre cose l’organizzazione della mostra è stata sospesa a causa del Covid e del Lockdown, ma sarà ripresa a breve. E nel frattempo, Frankie ha tanto da raccontare nella sua Roma: “c’è uno spazio che ho visto di recente, bellissimo e vuoto, aspetta solo me.”
2 commenti
come ordinarli
Buongiorno!
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Grazie per averci scritto
Clipper Italia Team